FINO ALL'ULTIMO INDIZIO
Programmazione
Trama
Lo sceriffo Joe Deacon, detto Deke, viene inviato a Los Angeles, doveva aveva prestato servizio anni prima, per raccogliere prove su un caso. Proprio nello stesso momento, il suo vecchio dipartimento di polizia sta indagando su una serie di omicidi molto simili a quelli che lui aveva investigato in passato. Inizia così una collaborazione con Jimmy Baxter, giovane detective di successo che sembra molto diverso da Deke ma ha in comune con lui l'ossessione per i casi a cui lavora. Tutti gli dicono di non lasciarsi coinvolgere da Deke, perché è tanto bravo quando pericoloso, ma Jimmy non resiste e presto i due si trovano a cercare di incastrare un sospettato inquietante ma sul quale non hanno prove...
Poliziesco dall'animo nerissimo, dove il mostro gioca con gli agenti che lo inseguono e dove i detective sono decisamente fallibili.
Non per niente Fino all'ultimo indizio è stato avvicinato a Seven di David Fincher, e se il film di John Lee Hancock non può competere per il tono e la scrittura dei dialoghi, riesce però meglio di Seven a precipitare i suoi protagonisti in un incubo credibile. Qui non c'è un Morgan Freeman saggio e senza macchia a cercare di salvare il giovane poliziotto, anzi quando viene rivelata la ragione dell'allontanamento di Deke dal dipartimento di Los Angeles non è che l'inizio di una spirale, dove la legge tradisce la giustizia e cerca invece di proteggere prima di tutto se stessa. In questo senso dunque Fino all'ultimo indizio è un film assolutamente noir.
D'altra parte Jared Leto, che pure è stato misteriosamente nominato come Miglior attore non protagonista in un film drammatico ai recenti Golden Globe, non è Kevin Spacey e la sua interpretazione con gli occhi perennemente sbarrati è molto sopra le righe. Appare più come un manichino grottesco che non come un genio del male, e per quanto Fino all'ultimo indizio intenda mantenere il mistero sulla sua colpevolezza, si tratta comunque di una figura poco carismatica.
Allo stesso modo Rami Malek eccede in overacting nel marcare il nervosismo del proprio detective, spingendo in avanti la già pronunciata mascella in una serie di espressioni che sembrano smorfie. Dei tre protagonisti il migliore è sicuramente Denzel Washington, qui nei panni di un uomo invecchiato e schiacciato dal senso di colpa, che si muove deciso ma spesso anche intimidito, soprattutto da chi l'ha conosciuto in passato. La sua fragilità è toccante ancora prima che arrivi una spiegazione, perché il suo dolore e la sua impossibilità di perdonarsi traspaiono già dai suoi movimenti e dalle sue pose. Buono poi anche il gruppo dei non protagonisti, con volti ben noti al pubblico delle migliori serie Tv come Chris Bauer e Micheal Hyatt di The Wire, e Terry Kinney di Oz e Billions.