DOGTOOTH
Programmazione
Trama
Da qualche parte sotto l'Acropoli e dietro il muro alto di una villa, vive una famiglia 'autarchica'. Il padre, in comunione con una moglie sottomessa, ha deciso di crescere i propri figli al riparo dal mondo. Soltanto lui ha il diritto di superare i confini del giardino e il dovere di mantenere la famiglia. Tutte le menzogne passano per lui, anche la collera, fino lo scacco. Figlie e figlio restano a casa a imparare una vita che non ha nessuna corrispondenza col reale. A covare il nido una madre che li alleva nel culto della performance, evocando, per trattenerli dentro, una minaccia esterna. L'educazione passa per l'apprendimento di parole che hanno perso il loro referente, quella sessuale per un'impiegata della fabbrica dove il padre è dirigente. Assunta per soddisfare i piaceri del figlio maschio, Christina è l'enigmatico ospite che porterà scompiglio nella 'tradizione'.
Come risvegliare la coscienza di un Paese addormentato? Con una seduta ipnotica di ipnosi. Alla seconda prova, Yorgos Lanthimos firma un'allegoria della manipolazione mentale, meglio, dell'educazione rigida delle dittature, dei totalitarismi, del patriarcato, provando a smontarli e a mostrarne il meccanismo.
Fortemente condizionata, la famiglia (ovvero il popolo) si lascia sottomettere non conoscendo altra realtà, nessuna sfumatura tra bene e male, moralità e immoralità. Il quotidiano imposto è il solo quotidiano, i protagonisti non ne escono mai, non sono mai pronti. In quella bolla delirante, uno zombie diventa un fiore giallo, un gatto diventa una creatura malefica e assassina, all'età adulta poi si accede perdendo il canino (permanente). Lo ha detto papà.
L'universo diventa assurdo per chi non è mai andato oltre il perimetro del suo giardino. E dall'assurdità di certe situazioni, Lanthimos deriva un humour nero. Le risate scaturiscono sovente da un malessere davanti all'immaginazione della manipolazione, alla sua perversità. Come nei drammi di Ionesco o nei film di Haneke, in Dogtooth l'uomo diventa animale fra ellissi e tempi morti, silenzi e dialoghi crudi. Ma Lanthimos rilancia per donare forza al suo proposito.
Nudità, perversione, trasgressione, asservimento, balordaggine, l'autore greco non contempla il fuori campo. Mostrare, mostrare tutto e preferibilmente in piano fisso e in primo piano per aumentare fastidio e disagio. In quei piani il film perde forza di colpo, l'eccessivo diventa insignificante, quasi vano. È piuttosto nei controcampi 'fuori', quelli che fanno respirare il film e lo spettatore, che Lanthimos trova la forza abbacinante della denuncia.